Installation – “Stenopeica e Musica”

Con la mia macchina a foro stenopeico “Eloisa”

incontro il compositore Ongakuaw (Andrea Ferrara) www.ongakuaw.eu

Nascono le esperienze

“Spacetime Extensions (studio #1)

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“Spacetime Extensions (studio #2)

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Spacetime Extensions (Study # 2) è parte di un progetto di largo respiro ispirato al tema e all’indagine del rapporto fra arte e tecnologia. Circuiti di silicio e chip sono alla base di questa  ricerca che Ongakuaw e Lucia Baldini affrontano, come moderni esploratori, setacciando l’ambiente visivo e sonoro offerto dai più comuni dispositivi elettronici moderni, oggetti entrati a far parte della nostra vita quotidiana come computers, telefonini ed altri elettrodomestici, strumenti tecnologici che aiutano, o a volte complicano, il nostro rapporto con la realtà. Ongakuaw e Lucia Baldini indagano il mistero “dal di dentro”, penetrando al cuore di una tecnologia inanimata ma comunque pulsante. Il flusso di suoni e di immagini prodotti restituiscono un vero e proprio viaggio attraverso i meandri digitali di un universo tecnologico a portata di mano.

Entrate e lasciatevi pervadere dal suono. Le immagini che scorrono accompagneranno il visitatore in un percorso coinvolgente all’interno dei circuiti di un pc, rivelandoci una sorprendente varietà di mondi inesplorati. Le fotografie di Lucia Baldini creano una percezione totalmente appassionante per il visitatore che si trova improvvisamente  catapultato di fronte a veri e propri paesaggi digitali, scorci di città virtuali carpite da un futuro prossimo che è già reale.

Lo scenario sonoro realizzato da Ongakuaw ci fa strada in questa esplorazione tessendo suoni registrati direttamente dall’interno del computer, come se fossero tracce di segnali audio provenienti da un luogo remoto. Ongakuaw ci accompagna ad entrare  in un’ambiente invaso da sonorità diverse da quelle a cui siamo abituati; dopo un primo momento di straniamento siamo portati naturalmente a riconoscere a poco a poco questi rumori  che percepiamo come musica.

L’esperienza che si trae da Spacetime Extensions (Study # 2)  è quella di un riconoscimento graduale sia delle fotografie che dei suoni, la percezione di tempo dilatato, sospeso, da cui il visitatore riemerge rinnovato nella sua sensibilità e nell’idea, spesso preconcetta, che siamo soliti avere della tecnologia, qui rivisitata in tutto il suo potenziale poetico.
The artwork is part of a project investigating our relationship with technology through the exploration of the visual and sonic internal environment of silicon chip-based devices of daily use. Based on carefully crafted techniques involving the use of a pin-hole stenopeic camera, photographs of the internal circuits reveal a variety of amazing digital landscapes, resembling virtual cities. The selected photos are projected in an empty dark room via a multi-projection system, creating a fully immersive perception for the visitor. The image flow simulates an imaginary travel through the expanded reality of the digital circuits inside a computer. The soundscape of the room is consistently based on sounds that are deduced from internal audio signals of the same device. Such sonified environment induces a strong, time-dilated experience, from which poetic aspects of technology emerge.

Lucia Baldini e l’arte della foto musicale

Intervista con Massimo Cova per Woman in art

http://www.womeninart.it/luciabaldini.htm
Incontro con la grande fotografa, prossimo Presidente di Giuria del Concorso Italia Arte Visiva Fotografia dell’edizione 2012 del Festival. Un’artista dell’immagine in continua evoluzione, che considera il ritmo e i cinque sensi fondamentali per la vitalità dello scatto, perché permettono la dilatazione del tempo e la percezione del movimento in una nuova dimensione.

FIRENZE – Si era fissato l’incontro nei primi giorni dello scorso gelido febbraio, quando i venti siberiani spazzavano l’Italia e nubi cariche di neve si addensavano nei nostri cieli.
Colma al limite della capienza, la biglietteria della stazione non aveva nulla da invidiare al clima di una cella frigorifera: ghiaccio ovunque, fin negli sguardi dei passeggeri persi e adagiati sulle fredde panchine metalliche.
Pensavo ed osservavo tutto, cercando nella folla Lucia Baldini, temendo di mancare un’occasione professionale importante. Un bagliore e il ghiaccio si è infranto.
Una fotografa la individui anche in mezzo a mille persone irriconoscibili, imbacuccate da sciarpe e cappelli, e non certo perché ha con sé il suo prezioso strumento di lavoro.
Ti colpisce la luce che giunge da quegli occhi abituati a guardare, scoprire, dove sono celate innumerevoli fotografie, pronte per essere scattate ed impressionare così la pellicola.
Pellicola, con un piccolo vezzo si può continuare a definire così quel supporto, dove la consistenza materiale e l’aspetto chimico sono sulla via dell’estinzione, processo rallentato da coraggiosi e vitali tentativi come quello dell’Impossible Project per Polaroid.
La fotografia deve crearsi prima nei pensieri, visualizzarsi per poi spingerti ad inquadrare ed infine scattare.
Analogico è amore vero, che permette di superare la troppa velocità di elaborazione del digitale, virtuale e spesso artefatto: Lucia Baldini anche per questo ha un forte legame con l’analogico, senza però rifiutare il confronto con il digitale.
Un confronto che è giunto già alla seconda puntata e la collaborazione con il musicista Ongakuaw ne dimostra l’assoluta attualità.
Lucia con le sue immagini ci porta in una ipnotica visione tra il mondo macro e micro dei suoni elettronici.
Spacetime Extentions (Study # 2) collega questi due mondi con immagini di strumenti elettronici catturate con la sua macchina fotografica stenopeica; elementi quotidiani e onnipresenti nella nostra vita con suoni caratteristici sapientemente imprigionati da Ongakuaw.
Una sonorità e visualizzazione straniante, che ripetuta in un loop trascina in quella dimensione dilatata ed indefinita fra analogico e digitale.
Da sempre la musica guida le scelte artistiche di Lucia e le sue precedenti esperienze di produttrice musicale ne hanno scandito l’evoluzione.
Continuo rinnovamento fino alla scelta definitiva del 2005 di diventare fotografa a tempo pieno.
Lucia considera il ritmo importante per descrivere l’azione e questa prova, nel suo stile, è vinta in modo esemplare: i cinque sensi partecipano alla vitalità dello scatto, dilatando nel tempo la percezione del movimento, mancando a suo dire il pieno sviluppo dei profumi, che con i prossimi esperimenti sarà un traguardo a portata di mano.

Tango e milonghe di Buenos Aires, bicchieri vuoti e attimi rubati, che ti fanno evocare in qualsiasi posto ci si trovi quella musica e quelle sensazioni.
Lucia con i suoi libri di tango vince questa sfida, accostando movimento a sorpresa, dove il tango oltre che colonna sonora è un mero pretesto per raccontare altro.
Lucia è sempre pronta a raccogliere il guanto della sfida, soprattutto quando il movimento è sovrano incontrastato e la musica regina.
Un esempio è il lungo rapporto fotografico con Carla Fracci, dove per quasi dieci anni ha catturato attimi impagabili della danzatrice, raccolti e pubblicati nel 2005.
Una provocazione fatta da un giornalista a lei fotografa di musicisti, costringendola a confrontarsi con le vorticose evoluzioni della danza classica.
Il libro è l’evidenza che le sue fotografie sono piaciute alla danzatrice, spingendosi ben oltre la tecnica, attivando altri canali percettivi per le emozioni che trasmettono.
E’ il metodo di Lucia che permette di raggiungere questi risultati, mantenendo sempre l’estremo rispetto per le persone che incontra e per il lavoro che fanno, costruendo relazioni e coinvolgimento, cercando quando serve di diventare invisibile, nascondendosi tra le quinte per catturare dettagli e portare punti di vista differenti, aggiungendo con i suoi scatti altre emozioni capaci di far cambiare al regista l’orientamento della scena, mantenendosi però sempre alla giusta distanza.
La giusta distanza, il film di Carlo Mazzacurati in cui Lucia ha collaborato come fotografa di scena, ha segnato un’altra svolta artistica portandola nel mondo del cinema.

Una strada percorsa ancora con lo stesso regista nel film La Passione, dove Lucia ha giocato un ruolo sicuramente più importante sin dalle fasi iniziali del progetto.

Desidero concludere questo articolo parlando dell’impegno di Lucia Baldini nell’insegnamento della fotografia, dove si va ben oltre la sovrastruttura della tecnica e della bella immagine, invitando a stare alla larga coloro che per puro esibizionismo si presentano con un portfolio impeccabile, ma senza la giusta consapevolezza nel raccontare le proprie storie o incapaci di condividere stati d’animo con la fotografia.
L’invito è solo per allievi curiosi di esplorare il campo delle emozioni, pronti a scattare e allo stesso tempo capaci di preservare qualche fotografia solo per i propri occhi.

Massimo Cova
(4 marzo 2012)